La Villa

Ultima modifica 10 gennaio 2020

Ai piedi del colle boscoso della Fratta, ove svetta ancora l'antico campanile della distrutta chiesa, stà maestosa...

... ove svetta ancora l'antico campanile della distrutta chiesa, stà maestosa, con lunghissima appendice del rustico di destra la villa che fu già dei conti Da Porto: tra le più grandiose che essi costruirono nel corso di tre secoli - dal Cinque al Settecento - in ogni luogo della provincia.
E se pur incompiuta, essa era da loro curata con particolare amore, dato che scelsero fior fiore dalle loro collezioni di quadri, nobili, oggetti di antichità per farne un sontuoso arredamento.
Di tanto splendore ora non rimane nulla.
Una lunga iscrizione murata sopra la porta centrale della loggia dice che la villa ebbe inizio nel 1662 e completamento nel 1724. Siamo però documentati in modo assolutamente tranquillante che in una tavola con il progetto della villa erano segnati il millesimo 1712 e la firma dell'autore: Cherrette architecte ad geographe de Roy .

La villa - a due piani, ma di eccezionale altezza - si compone di un settore centrale, aperto in tre intercolumni tra due pareti chiuse; quattro fusti ionici di modulo gigante reggono il frontone triangolare.
La lunga ala a destra - cui nel progetto doveva corrispondere una di pari sviluppo e di pari forma a sinistra - è arretrata così da rendere più sensibile l'aggetto centrale.
All'altissima loggia imprime ulteriore slancio l'ampia scalea tra larghi poggi, adorni da due mirabili gruppi scultorei.
Un cornicione dentato a robuste mensole conclude le pareti del cor o mediano, ma non prosegue nell'ala rimasta evidentemente incompiuta. Due sole finestre nelle pareti adiacenti alla loggia sono destinate ad illuminare le due larghe scale a chiocciola che dall'una e dall'altra parte della loggia portavano ai piani superiori (Sul cielo della scala a chiocciola, che ora sopravvive, c'è un affresco nei modi di L. Dorigny): e la loro luce si univa a quella delle finestrelle nel breve voltatesta, ad angoli convessi.
Un ballatoio a livello del piano nobile correva lungo la loggia a collegare le due parti della villa separate dall'immenso salone centrale .
Le pareti chiuse dell'avancorpo centrale, come dell'ala, corrono lisce neppur solcate dalle cornici che di solito legano orizzontalmente davanzali delle finestre o segnano il passaggio dall'uno all'altro piano.

Troppo ampio è l'intervallo che separa le aperture del piano rialzato da quelle del piano superiore, mentre queste sono troppo a ridosso del cornicione terminale.
Legata per la continuità delle pareti e coerente per andamento compositivo è la facciata posteriore, nella quale introducono varietà di movenza le tre aperture centinate del salone: facciata mirabilmente condotta dalla mano maestra dell'architetto.
Che ebbe come collaboratori abili lapicidi, responsabili delle teste, dal vivido e fresco modellato, poste a chiave delle aperture centinate, sia dei gruppi scultorei sui pilastri all'inizio della scalea, sia delle statue ai vertici del frontone.
Si dice che numerosissime fossero le statue nel giardino anteriore e posteriore della villa e che altre ancora adornassero il muretto di recinzione della proprietà lungo la strada che sale alla chiesa. Tutte furono distrutte o alienate.